L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’osteoporosi come una patologia scheletrica sistemica caratterizzata da bassa densità ossea e deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo stesso, con conseguente aumento del rischio di fratture.
Questa patologia può insorgere in seguito a diversi fattori di rischio:
L’osteoporosi può colpire ogni età e sesso, ma il picco di incidenza è nell’età matura e/o anziana e si ha prevalentemente nelle donne.
In post-menopausa si ha un rischio maggiore perché si assiste ad una diminuzione di estrogeni (il cui ruolo protettivo sull’osso è fondamentale) e ad un aumento di citochine che partecipano alla produzione degli osteoclasti, cellule responsabili della disgregazione della matrice ossea.
Le donne più a rischio sono quelle che entrano in menopausa precocemente (prima dei 45 anni).
L’osteoporosi post-menopausale compare entro i primi 20 anni dall’inizio della menopausa ed è riscontrabile nel 5-29% delle donne che entrano in questa fase della vita.
Interessa prevalentemente l’osso trabecolare con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale.
La perdita ossea, molto accelerata nel periodo precedente alla menopausa, può raggiungere una perdita del 5% della massa ossea totale all’anno e le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi.
In Italia l’osteoporosi colpisce:
In totale, ci sono oltre 3,5 milioni di donne colpite dalla malattia (fonte ONDA – Osservatorio Nazionale per la Salute della Donna)
Una delle metodiche più all’avanguardia per la valutazione della densitometria ossea è la Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) con sistema DEXA (Dual X-ray absorbiometry), ritenuta la metodologia più idonea ed attendibile, dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per lo studio e il monitoraggio dell’OSTEOPOROSI.
Nell’età giovanile, si immagazzina Calcio a livello osseo raggiungendo il massimo di calcificazione scheletrica possibile.
Con l’invecchiamento si manifesta l’osteoporosi che può essere positivamente influenzata da fattori ambientali che possono ridurne il rischio d’insorgenza:
Praticamente tutti gli alimenti contengono Calcio: il latte e i suoi derivati sono tipici alimenti che ne sono ricchi, anche le verdure ne hanno un buon quantitativo in alcuni anche superiore a determinati tipi di formaggio. Nonostante ciò, è importante sapere che le verdure contengono molte fibre e possono ridurre l’assorbimento intestinale del calcio. Ad esempio negli spinaci, l’acido ossalico si lega al calcio riducendone l’assorbimento; anche la frutta secca e i legumi contribuiscono al malassorbimento di questo minerale.
Un altro elemento da tenere sotto controllo per un buon assorbimento di calcio è il rapporto Calcio/Fosforo, molto favorevole per quanto riguarda l’assunzione di formaggi stagionati, mentre è spostato molto a favore del fosforo se si mangiano uova, carni, pesce, e legumi. Anche la competizione con altri minerali tipo il ferro o il magnesio riduce l’assorbimento intestinale di calcio.
Un utilizzo eccessivo di sale e di caffeina fanno eliminare a livello renale il Calcio (1g di sodio 20 mg di calcio escreto).
L’elevato consumo di acqua aiuta a coprire il fabbisogno giornaliero di questo minerale e le acque medio-minerali (residuo fisso fra 500 e 1500 mg/l) sono le più consigliate.
Quindi l’assimilazione di Calcio, come abbiamo visto, è condizionata molto dai vari alimenti che si consumano in un pasto (in una dieta equilibrata solo il 35-45% di Calcio viene assorbito). Una dieta normocalorica, normoproteica, con poco sodio e ricca di minerali e vitamine è una buona prevenzione contro l’osteoporosi, mentre una malnutrizione compromette il normale sviluppo delle ossa.