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Sindrome Metabolica

Sindrome Metabolica

La SINDROME METABOLICA (conosciuta anche come Sindrome X, Sindrome da insulino-resistenza, Sindrome Dismetabolica, Sindrome dell’obesità, CHAOS, Sindrome di Reaven) indica un insieme di fattori di rischio legati al sovrappeso e all’obesità, che aumentano le probabilità di sviluppare:

In Italia, la sindrome metabolica interessa circa il 25% degli uomini e addirittura il 27% delle donne. Sono dei numeri altissimi, che equivalgono a circa 14 milioni di individui.

Colpisce un’elevata percentuale della popolazione a livello mondiale, principalmente d’età avanzata e i fattori di rischio menzionati sono spesso correlati allo stile di vita della persona (peso eccessivovita sedentaria). Numerosi studi scientifici a riguardo confermano che gli individui colpiti dalla sindrome metabolica, che non cambiano drasticamente il proprio stile di vita, hanno un elevato tasso di mortalità legato a problemi cardiovascolari.

Un po’ di storia

Il termine sindrome metabolica sembra risalire agli anni ’50, ma è divenuto di uso comune a partire dal 1970; tuttavia già nei primi anni ’20 erano stati constatati i legami presenti tra i fattori di rischio e il diabete.

Nel 1988 Gerald M. Reaven ha definito “sindrome X” la manifestazione simultanea di insulino-resistenza, iperinsulinemia, stati pre-diabetici o diabete mellito di tipo 2 conclamato, dislipidemia, obesità centrale, iperuricemia e ipertensione arteriosa, considerandola una condizione clinica che precede lo sviluppo di complicanze vascolari. Ad essa si associa un’aumentata incidenza di cardiopatia ischemica, disfunzioni del ventricolo sinistro e scompenso cardiaco. La sindrome X è stata definita anche “sindrome da insulino-resistenza” e successivamente “sindrome metabolica cardiovascolare”. Tutto ciò comporta un forte incremento del rischio di mortalità per cause cardiovascolari. Tale sindrome e’ ora conosciuta anche con il nome di “Sindrome di Reaven”, in suo onore, mentre in Australia è conosciuta con il nome di “CHAOS”.

Nel 1999 WHO (World Health Organization) identificò come componenti essenziali della Sindrome Metabolica l’insulino-resistenza e IGT (Ridotta tolleranza al glucosio) + almeno altre due componenti tra: Ipertensione arteriosa, Ipertrigliceridemia, Ridotto colesterolo HDL, Obesità, Microalbuminuria.

Nello stesso anno l’EASD (European Association for the Study of Diabetes) introduce il concetto di circonferenza addominale ed esige come criterio fondamentale per la diagnosi di Sindrome Metabolica la presenza di iperinsulinismo + almeno altre due componeti tra: Ipertensione arteriosa,  Ipertrigliceridemia, Ridotto colesterolo HDL, Alterata glicemia a digiuno (IFG),  IGT (Ridotta tolleranza al glucosio) ed una Circonferenza addominale > 94 cm negli uomini e > 80 cm nelle donne.

Nel 2001 ATP-III (Adult Treatment Panel III) individua, per diagnosticare una Sindrome Metabolica, la presenza di almeno 3 componenti tra: Circonferenza addominale > 102 cm negli uomini e > 88 cm nelle donne, Ipertrigliceridemia > 150 mg/dl e Ridotto colesterolo HDL (HDL<40mg/dl uomini e <50mg/dl donne), Ipertensione arteriosa (> 130/85mm Hg), Glicemia a digiuno >100 mg/dl.

Nel 2005 l’International Diabetes Federation (IDF) ha rivisto i criteri diagnostici, proponendo come metodo per identificare la Sindrome Metabolica la presenza nello stesso paziente di 2 dei seguenti disordini:

  • Glicemia a digiuno: oltre 100 mg/dl stadio IFG;
  • Ipertensione arteriosa: oltre i 130/85 mm Hg;
  • Ipertrigliceridemia: oltre i 150 mg/dl;
  • Ridotto colesterolo HDL: 40 mg/dl negli uomini, 50 mg/dl nelle donne

associati a una circonferenza vita oltre i 94 cm negli uomini, 80 cm nelle donne  per i pazienti di etnia Europide (i parametri variano in base al gruppo etnico di appartenenza).
A questi si aggiunge un importante fattore di rischio, l’età, che è determinante a partire dai 45 anni negli uomini e dai 55 nelle donne. La prevalenza della sindrome metabolica aumenta con l’età, colpendo meno del 10% delle persone nella terza decade di vita e il 40% delle persone nella settima decade di vita. Alcune ricerche  mostrano che circa uno su otto studenti presenta tre o più componenti della sindrome metabolica, un’altra ricerca ha identificato un’associazione tra la sindrome metabolica dell’infanzia  e patologie cardiovascolari dell’adulto decenni più tardi.

Prevenzione

E’ possibile prevenire o ritardare la sindrome metabolica soprattutto con cambiamenti dello stile di vita: uno stile di vita sano è un impegno permanente, controllare con successo la sindrome metabolica richiede quindi uno sforzo a lungo termine ed un lavoro di squadra con il proprio Nutrizionista.

  1. I pazienti con sindrome metabolica presentano un rischio elevato di sviluppare precocemente l’aterosclerosi, una malattia cronica delle arterie, e le sue complicanze.
  2. Riconoscere tale condizione permette di identificare i soggetti il cui profilo di rischio impone misure di correzione dello stile di vita.
  3. Volendo raggiungere valori normali del proprio peso corporeo, del profilo glico-lipidico e dei valori di pressione arteriosa, bisogna seguire una corretta attività fisica e una dieta equilibrata.

Come possiamo intervenire?

I fattori associati alla sindrome metabolica sono spesso correlati fra loro.

L’obesità e la mancanza di esercizio fisico portano all’insulino-resistenza.

l’insulino-resistenza puo’ portare ad un aumento del colesterolo LDL  e i trigliceridi nel sangue
e facendo ridurre nel contempo il colesterolo HDL.

Questo può portare all’ aterosclerosi e quindi causare malattie cardiovascolari, trombi e ictus.

L’insulino-resistenza inoltre aumenta i livelli di glucosio nel sangue che possono portare al diabete.

Alti livelli di glucosio nel sangue possono danneggiare i vasi sanguigni e altri organi quali i reni:
un rene mal funzionante trattiene troppo sodio e ciò può portare all’ipertensione.

Quindi:

La cosa più importante per prevenire la Sindrome Metabolica è mantenere un peso regolare limitando l’apporto calorico se si è in sovrappeso e riducendo l’insulino-resistenza con un’alimentazione sana ed equilibrata ed  uno stile di vita attivo.
La scelta di una dieta mediterranea o comunque ricca di acidi grassi omega-3 e di cereali integrali ed una regolare attività fisica moderata hanno anche un effetto indipendente dal dimagrimento riducendo il rischio di sindrome metabolica.