La cosiddetta fame nervosa non è la fame in senso stretto, ovvero il bisogno di assumere qualsiasi cibo non necessariamente piacevole.
La fame nervosa è dovuta a meccanismi psichici, che portano a mangiare in modo automatico, compulsivo e mai sano.
Alla base vi è spesso uno stato emotivo che facciamo fatica a gestire: ci sentiamo nervosi, arrabbiati, tristi, soli, confusi.. per tutta una serie di situazioni esterne (es. discussione con il partner, con i figli, con il collega, una delusione, una performance che ci sembra tutto elevata, continui stressors ambientali.. ecc.) e avvertiamo una sorta di tensione che non riusciamo ad identificare ma che istintivamente siamo indotti a scaricare.
E come scarichiamo, il più delle volte, questa tensione emotiva che chiamiamo fame nervosa? Mangiando! E’ il comportamento più immediato e semplice che riusciamo a mettere in atto, perché, guarda caso, in qualche modo, ci fa sentir meglio: mangiare, seppur in modo automatico, ci consola, placa la tensione.
Il punto cruciale è che, in tali circostanze, mangiamo in modo sbagliato sia perché non gustiamo ma “ingoiamo” o ci “ingozziamo” ma anche perché mangiamo cibi ipercalorici. I cibi ipercalorici, sul momento ci fanno sentir meglio, ma a lungo andare, se diventano il nostro stile alimentare quotidiano sono causa dell’insorgenza di malattie metaboliche, diabete, obesità, malattie cardiovascolari…
L’equazione cibo: amore e, quindi, conforto e “comfort food”, è piuttosto antica: riviviamo inconsapevolmente quella sensazione di benessere che riusciva a infondere la mamma quando ci allattava o ci offriva il cibo, e in questo modo si placava il piano e la tensione emotiva. Più replichiamo questo comportamento alimentare, ovvero, il mangiare quasi esclusivamente cibi ipercalorici, e più non riusciamo a farne a meno.
In altre parole, il circolo vizioso del comportamento alimentare sbagliato si declina in questo modo:
Come primo step, dobbiamo iniziare a riconoscere il comportamento problema : la dipendenza da certi comportamenti alimentari non sani, i quali ci fanno più male che bene.
Secondo, bisogna iniziare a pianificare tutta una serie di strategie comportamentali che ci permettano di riconoscere per tempo i segnali allarme di una situazione a rischio: stato emotivo ingestibile che mi illudo di governare attraverso il mangiare compulsivo. Si impara, quindi, a riconoscere l’emozione scatenante e la situazione che ha provocato tale tensione.
Raggiunta questa consapevolezza, sempre con l’aiuto dell’esperto, si possono identificare una serie di azioni che ci possono aiutare a scaricare la rabbia, la tristezza, la noia, la sensazione di solitudine. Ad esempio, si può pensare di camminare, di fare sport, di chiamare ad un amico, di svolgere un’attività creativa… i comportamenti alternativi possono essere vari e circostanziati per evitare di mettere in atto un solo comportamento: il mangiare in modo inadeguato.
La persona quindi, impara a lavorare su di sé, in modo graduale, sul piano emotivo e comportamentale anche organizzando la propria alimentazione quotidiana secondo le indicazioni del nutrizionista.
Ad esempio, a seconda del parere del nutrizionista, potrebbe consumare cibi ricchi di triptofano: formaggi, carni, fagiano, cinghiale, montone, piccione, anatra, petto pollo/tacchino e affettati, pesce fresco e in scatola, uova, legumi secchi (soia), frutta secca (mandorle, pinoli) per aumentare i livelli di produzione di serotonina che a sua volta tende a ridurre la fame.
La serotonina è un neurotrasmettitore che, fra le altre cose, inibisce l’assunzione di cibo (interagendo con recettori nell’ipotalamo) ma il su principale effetto è regolare il tono dell’umore aumentandolo.
La persona che lamenta un comportamento alimentare di questo tipo, non è sola.
Con l’aiuto dello psicologo e del nutrizionista, può imparare a mettere in atto tutta una serie di comportamenti atti a migliorare, step by step, la propria qualità di vita, mettendo al centro se stesso e il proprio benessere psicofisico.
A cura della Dott.ssa Claudia Minenna
Psicologa Psicoterapeuta esperta in disordini alimentari ed educazione alimentare
c/o Centro di Nutrizione Umana Dott. Nicola Calandrella